Le emorroidi

Le emorroidi

Rappresentano una delle più comuni patologie di cui più della metà della popolazione oltre i 30 anni ne soffre. Molte persone trascurano il problema e si sottopongono alla visita solo dopo molti anni dalla comparsa dei primi sintomi.

COSA SONO LE EMORROIDI?
In passato erano definite erroneamente come “vene varicose dell’ano e del retto”. Possono essere considerate come un insieme di “cuscinetti” di tessuto vascolare (arterioso e venoso) situati al di sotto della mucosa dell’ultimo tratto del retto che partecipano al meccanismo di continenza. Per semplificare, immaginiamo di tappezzare l’interno di un imbuto con del velluto rosso; l’imbuto è il retto ed il velluto rosso la sua mucosa. Immaginiamo ora di osservare il nostro imbuto dall’interno, dall’alto verso il basso: al termine dell’imbuto (retto) , al di sotto della tappezzeria in velluto (mucosa del retto) e subito prima del collo (canale anale), sono presenti dei cuscinetti (emorroidi) che, come un diaframma di una macchina fotografica, collabiscono impedendo la fuoriuscita dei gas. Pertanto il plesso emorroidario è presente in tutti gli individui. Si parla di malattia emorroidaria quando, per le ragioni che vedremo, diventano sintomatiche.

QUALI SONO LE CAUSE DELLE EMORROIDI?
Le cause della malattia emorroidaria sono molteplici. Fattori ereditari sono spesso chiamati in causa ma la loro alta frequenza suggerisce altre cause quali la stipsi o la diarrea, lo sforzo eccessivo all’evacuazione, la vita sedentaria, la dieta priva di scorie e il fumo. Più raramente le emorroidi possono essere l’espressione di patologie più complesse che colpiscono il fegato (esempio cirrosi epatica). Fattori predisponenti possono essere l’età avanzata e la gravidanza.

HO SENTITO PARLARE DI EMORROIDI DI IV GRADO: COSA SONO?
Per semplificare, le emorroidi possono essere classificate in I, II, III e IV grado. Le emorroidi di I grado sono interne, ancora posizionate alla fine del retto ma possono sanguinare durante e dopo la defecazione. Solitamente non danno dolore. Se la mucosa del retto “prolassa”, cioè scivola in basso nel canale anale, trascina nel canale anale stesso le emorroidi che vengono considerate di II grado. Se il prolasso supera il canale anale le emorroidi si dislocano al di fuori dell’ano ma, al termine dell’evacuazione, rientrano spontaneamente o mediante manovre manuali del paziente (III grado). Se il prolasso della mucosa rettale è più grave, le emorroidi restano costantemente al di fuori dell’ano, indipendentemente dall’atto defecatorio: in tal caso si parla di emorroidi di IV grado.

QUALI SONO I SINTOMI?
Dipendono dal grado di emorroidi, o meglio, dall’entità del prolasso. Il sintomo più frequente è il sanguinamento rosso vivo (l’emorroide comprende infatti sangue arterioso e venoso) che compare durante la defecazione. Il sanguinamento può durare per qualche minuto dopo la defecazione: può essere accompagnato da bruciore anale, meno frequentemente da dolore importante. Al di fuori dell’atto defecatorio, durante la giornata, i sintomi dipendono dall’entità del prolasso muco-emorroidario (dal grado cioè della loro “discesa” nel canale anale o al di fuori dell’ano). Comuni sono il prurito e il soiling (piccole perdite mucose dall’ano con senso di ano umido).

Le emorroidi possono manifestarsi anche in modo acuto con intenso dolore e comparsa di un gonfiore che può riguardare tutto l’ano o parte di esso. Il paziente può avvertire una formazione dura molto dolente sul margine anale di colorito scuro che può raggiungere anche dimensioni importanti. Il coagulo di sangue che si forma all’interno di tale tumefazione ne determina il caratteristico colore scuro. Tale situazione prende il nome di trombosi emorroidaria acuta e rappresenta sempre un evento doloroso per il paziente.

COME VENGONO DIAGNOSTICATE LE EMORROIDI?
L’anamnesi e l’esecuzione di una anorettoscopia sono sufficienti per porre la diagnosi. Tuttavia, dato che i sintomi delle emorroidi sono comuni ad altre patologie più serie, dopo i 45 anni (anche prima dei 40 se esiste familiarità per cancro del colon-retto) è buona norma eseguire una colonscopia tradizionale o virtuale per escludere altre possibilità di sanguinamento.

QUALI SONO I FARMACI PER CURARE LE EMORROIDI?
La terapia di base consiste nella correzione delle abitudini del paziente sia alimentari che fisiche: nella dieta deve essere aumentato l’apporto di fibre (frutta, vegetali, crusca, cereali) e di liquidi. Viene raccomandata una costante attività fisica. Queste semplici procedure riducono la consistenza fecale diminuendo lo sforzo all’evacuazione. Utili sono i semicupi con acqua calda (per 10 minuti tre volte al giorno il paziente rimane sul bidet riempito di acqua calda) che determinano un importante rilassamento sfinterico.

Quando queste procedure non sono sufficienti, la terapia medica prevede l’assunzione di mucillagini che, mediante un effetto osmotico, riducono la consistenza fecale. I lassativi sono spesso controindicati e vanno somministrati solo in casi selezionati. Molte pomate e creme in commercio hanno lo scopo di trattare l’infiammazione locale e la congestione emorroidaria. Rappresentano un utile rimedio spesso solo momentaneo ma di estrema efficacia: se usate per lunghi periodi, è bene preferire creme prive di cortisone o di anestetico locale in quanto, a lungo andare, possono provocare ipersensibilizzazione locale con la comparsa di dermatiti che si manifestano con bruciore, prurito e dolore. Per bocca, possono essere somministrati farmaci molto efficaci nel ridurre il sanguinamento e l’edema emorroidario: sono utili soprattutto nelle fasi acute.

SE LA TERAPIA MEDICA FALLISCE, QUALI SONO I RIMEDI CHIRURGICI?
La trombosi emorroidaria acuta viene risolta in ambulatorio mediante una incisione chirurgica della tumefazione anale in anestesia locale. Il beneficio è immediato: il coagulo fuoriesce ed il paziente avverte un immediato benessere.

Il trattamento chirurgico varia a seconda del grado delle emorroidi. Se sono di I e II grado (sono cioè interne) possono essere trattate in più sedute in ambulatorio mediante la legatura elastica. Tale metodica non è dolorosa ed il paziente riprende subito le sue attività lavorative. Non è però una metodica definitiva e le recidive a distanza sono frequenti. Altra metodica non invasiva, praticabile in ambulatorio, è la terapia sclerosante: una sostanza particolare viene iniettata nell’emorroide determinandone la sclerosi. Tale metodica può essere associata alla legatura elastica. Anche tale metodica non è definitiva e le recidive a distanza sono frequenti. La crioterapia (sclerosi dell’emorroide mediante il freddo), un tempo molto praticata, oggi è stata quasi completamente abbandonata.

Quando le emorroidi sono di III o IV grado per cui il prolasso della mucosa rettale è più importante, è necessaria l’ospedalizzazione. La “prolassectomia secondo Longo” prevede l’utilizzo di una suturatrice circolare (una suturatrice meccanica che taglia e cuce nello stesso momento): a seconda dell’entità del prolasso, possono essere utilizzate due suturatrici. Tale metodica prevede che le emorroidi non vengano asportate ma vengano riposizionate alla fine del retto, nella loro sede originale. Mediante l’asportazione di un cilindro di parete rettale “in esubero” che, prolassando, provocava il dislocamento in basso del plesso emorroidario, si ottiene il ripristino delle condizioni anatomiche normali. Al termine dell’intervento rimane una sutura di punti in titanio nel retto che è quasi completamente privo di sensibilità dolorifica: per tale ragione il dolore postoperatorio è scarso o totalmente assente. I risultati sono brillanti se il paziente è stato ben selezionato (per saperne di più visita il sito www.siucp.org). La “dearterializzazione emorroidaria” (THD) prevede invece la localizzazione dei rami arteriosi delle emorroidi mediante una piccola sonda doppler, la loro legatura e la successiva sospensione manuale della mucosa rettale prolassata in 6 zone del tratto anorettale. Il dolore postoperatorio è quasi completamente assente. I risultati di questa metodica sono incoraggianti ma sono necessari follow-up più lunghi per stabilire le percentuali di recidiva nel tempo.

Le tecniche che prevedono l’asportazione delle emorroidi possono essere distinte in tradizionali e recenti. Tra le tradizionali ricordiamo la tecnica di Milligan-Morgan che prevede l’asportazione delle emorroidi lasciando aperte le ferite chirurgiche anali, la tecnica di Ferguson che prevede l’asportazione delle emorroidi ma la chiusura delle ferite chirurgiche anali ed alcune altre varianti che apportano modifiche alle due tecniche descritte. Tra le recenti ricordiamo l’asportazione delle emorroidi mediante un dispositivo a radiofrequenza (Ligasure).